Notizie Milano – Otto candidati già in campo, il Movimento 5 Stelle che ancora deve calare il suo nome e sorprese dell’ultimo minuto che potrebbero ancora arrivare. È in pieno fermento la campagna elettorale per la caccia alla poltrona da primo cittadino di Milano.
Un pediatra per il centrodestra: Luca Bernardo
Il centrodestra ha sciolto la riserva, dopo il passo indietro di Albertini e le frizioni tra Lega, FdI e Forza Italia, e sosterrà compatto Luca Bernardo, primario di Pediatria del Fatebenefratelli, orgogliosamente civico ma con dietro tutte le sigle ufficiali e la benedizione personale di Berlusconi: “Milano sarà la vetrina del centrodestra che si candida a governare il Paese”. “Ci prendiamo cura di Milano” è lo slogan del pediatra che ha promesso di prendersi cura di Milano, ripartendo dalle periferie dimenticate da “Sala, amico dei salottieri”.
Il centrosinistra e l’uscente Sala
A cercare di sbarrargli la corsa a Palazzo Marino, l’usciente Giuseppe Sala, in corsa già da dicembre 2020, che è riuscito a mettere in piedi una colazione che mette insieme Pd, I Riformisti con Azione, Iv e + Europa, Alleanza Civica, Per l’Italia con l’Europa, Centro democratico e Base Italia, poi i Verdi e il pacchetto di Civiche, a iniziare chiaramente da quella del primo cittadino Beppe Sala sindaco e l’arancione Milano Unita, con capolista l’assessore Paolo Limonta, che unisce parte del mondo che appoggiò il mandato Pisapia.
Un testa a testa confermato anche nei sondaggi, col centrodestra avanti di qualche incollatura, anche prima che venisse fuori il nome ufficiale del candidato, ma Sala che è pronto a dare battaglia, bollando le parole d’ordine dell’avversario, che punta soprattutto sulla sicurezza, come antiquate e di chiara ispirazione leghista.
Il Movimento 5 Stelle a caccia del nome per Milano
A distanza siderale appaiono gli altri, che però potrebbero risultare decisivi in vista di un più che probabile ballottaggio. A iniziare dal candidato del M5s che, tramontata l’ipotesi di un’alleanza organica con il centrosinistra, non ha ancora deciso il nome del suo campione. Molti i nomi finiti sui taccuini dei cronisti, pochissime le certezze. Una sembra essere che sarà una candidatura al femminile. Si è parlato di Monica Forte (presidente della commissione regionale Antimafia e anticorruzione), della senatrice Simona Nocerino e della consigliera di Municipio di zona 2 Alice Perazzi, ma di certo ancora non c’è nulla, se non che i pentastellati sono accreditati di un 7-10% che potrebbe diventare pesantissimo al secondo turno, con l’accordo strutturale che potrebbe essere trovato per le regionali.
L’outsider tra i fighetti: Gianluigi Paragone
A provare a erodere un po’ del residuo consenso del Movimento prova uno che dai 5 Stelle è andato via sbattendo la porta e fondando la sua Italexit: Gianluigi Paragone. Con l’ex direttore della Padania che guarda a tutta quella parte del M5s che mal digerisce l’alleanza con il Pd e la partecipazione al governo Conte, oltre a pescare a piene mani tra vecchie glorie leghiste, come il suo capolista Massimo Zanell, ex consigliere regionale e ex assessore al Commercio con sindaco Marco Formentini. Per quello che si definisce “L’outsider tra i fighetti” il sogno è racimolare abbastanza voti per sedersi al tavolo delle trattative se si arriverà al ballottaggio. Per ora dice di non avere preferenze ma un suo appoggio a Bernardo appare scontato.
Gli altri candidati a sindaco di Milano
A provare a dire la loro anche Gabriele Mariani con la sua Milano in Comune, Giorgio Goggi dei Socialisti di Milano, Bianca Tedone di Potere al popolo, Simone Sollazzo con la civica Milano concreta e infine Mauro Festa espressione del Partito dei gay. Ma in uno scontro così polarizzato le loro candidature, almeno per ora, appaiono poco più che di testimonianza e destinate a non incidere nemmeno nell’ottica di un doppio turno di voto.
La guerra delle date delle elezioni a Milano
La corsa per Palazzo Marino insomma appare incerta, almeno quanto la data definitiva del voto. Il ministro Lamorgese ha una finestra per indire le elezioni che va dal 15 settembre al 15 ottobre, con il centrosinistra che preme per anticipare il più possibile e spera in domenica 26 settembre e il centrodestra che vuole recuperare il tempo perduto e punta tutto, per bocca del leader leghista Salvini, sul 10 ottobre. Certo un ballottaggio a fine ottobre, con l quarta ondata di Covid che potrebbe già essere realtà, spaventa tutti. L’ultima parola teoricamente spetta al ministro dell’interno ma la decisione definitiva alla fine verrà presa dal consiglio dei ministri, e non si annuncia indolore.