Milano News – Di solito le mappe del voto nei centri urbani sono difficili da paragonare tra loro, perché non c’è una grande uniformità e le aree geografiche, come ci illustrano le varie elezioni nazionali, spesso rappresentano un tessuto sociale molto disomogeneo. Questa volta, però, ci sono tantissimi punti in comune nelle comunali in tutta la penisola ed è quindi spontaneo fare almeno due osservazioni: successo del centrosinistra di Beppe Sala e scarsa partecipazione.
Partire esclusivamente da questi elementi per fare un’indagine attendibile, però è difficile. Per avere un’idea demografica e una possibilità di lettura in prospettiva degli esiti del voto, del perché la distribuzione è stata questa, è necessario effettuare un’analisi su più punti.
Una tendenza che si sposta
Già 5 anni fa a Milano la situazione era quella dello spostamento degli orientamenti di voto fra centro e periferie, segno di una tendenza destinata a rafforzarsi e che si è consolidata con l’ultimo esito.
Negli ultimi 20 anni la distribuzione per zone delle preferenze politiche nella città è stata indicatrice di mutamenti nel comportamento dei gruppi elettorali e in una certa prospettiva, anche del futuro della politica in Italia.
Albertini nel 2001 e Moratti nel 2006 sono stati gli ultimi due sindaci di centro-destra e furono eletti al primo turno, mentre Sala e Pisapia hanno avuto vittorie meno marcate e una anche con il ballottaggio, possibile segno di una transizione dell’elettorato. Al momento, Milano sembra allinearsi con la tendenza del resto dell’Europa che vede le grandi città nelle mani dei progressisti e le periferie sempre più conservatrici.
C’è una contrapposizione tra il centro e i sette Comuni superiori che fanno parte della città metropolitana, ognuno con più di 15.000 abitanti, dove l’affluenza è stata decisamente più pronunciata e in sei il centro-destra ha battuto gli avversari, sostituendosi in ben quattro casi all’amministrazione di centro-sinistra. Questo è segno dell’avvenuta frattura fra città e provincia che filtra fino a trasformarsi in centro periferia, segno anche si una demografia profondamente alterata rispetto al passato.
Beppe Sala nuovo sindaco di Milano: la mappa del voto
Analizzare le mappe soltanto come dato geografico e non demografico non offre una lettura chiara, perché le aree rurali apparirebbero preponderanti come superficie lorda. Di fatto sono le meno popolate e pesano poco sulla bilancia.
Dopo un po’ di studi statistici effettuati su queste elezioni la tendenza appare chiara. La vittoria di Sala è netta nella zona che i milanesi conoscono come il 90/91, cioè la filovia circolare esterna, anche se il Municipio 3 con Lambrate e Città Studi e i quartieri con un buon collegamento con il centro si mantengono allineati alla tendenza, perché le stesse classi sociali spostano la residenza lungo le direttrici del traffico.
Ad esempio, viale Monza, Rogoredo, Bicocca, stadio Cimiano e Piazza Abbiategrasso, per parlare delle linee della metropolitana come riferimento più facile da leggere per gli abitanti di Milano hanno mantenuto l’orientamento al centrosinistra, segno di un approccio che li porta a sentirsi come parte interna della città.
Se si va ad analizzare invece il risultato di Bernardo, prevalentemente lo si vede vincitore in zone periferiche come Quarto Oggiaro, San Siro, nel Gallaratese, nel Corvetto e alla Bovisasca. Per dovere di cronaca, piccola sezione con pochi abitanti, 44 elettori, è andata a Teodosio De Bonis del Movimento 3v, unico risultato degno di nota.
L’affluenza al voto a Milano
L’affluenza è andata a picco con il 47,7%, che si attesta come il dato più basso a livello storico, anche se l’astensione cresce maggiormente in periferia rispetto alle zone centrali e si tratta di una tendenza più evidente per uno specialista che per chi dà una rapida occhiata alle mappe su internet.
Il centro-sinistra si arrocca maggiormente nelle zone interne della città, con pochi risultati al di fuori dei confini del Municipio 1. Il Municipio 3, invece resta saldamente in mano agli elettori di Sala, con tanti votanti in area Porta Genova e Navigli.
È il centro-destra, però, a cambiare distribuzione, sempre più lontano dal centro storico, con soltanto la zona intorno a Porta Venezia e Porta Nuova che restano in questo schieramento e la maggior parte dei voti sono provenienti invece dalle periferie, anche da quelle più distanti.
Il Movimento 5 Stelle, che invece non ha mai preso davvero piede a Milano, con risultati che vanno dal 10% al 20% a seconda dei quartieri nel 2016. Il nuovo esito non lo ha neanche portato a superare lo sbarramento, ma la sua distribuzione è diversa rispetto ai due contendenti e ha un po’ rotto i vincoli tra centro e periferie, con un risultato trasversale.
Fattore istruzione sugli esiti di voto
Uno dei dati che emerge con più potenza, però, è il rapporto tra voti e tasso di laureati per zona che già da parecchi anni, almeno 10, è stato determinante su Milano, insieme al reddito, per i risultati del centro sinistra.
Le zone con un tasso di istruzione più basso sembrano puntare insistentemente verso le lusinghe del centrodestra, mentre dove i laureati rappresentano un elemento trainante, il centro-sinistra appare più forte segno anche del fatto che le disparità in città si fanno sentire per quartieri e la percezione dell’elettorato cambia notevolmente in base non soltanto al grado d’istruzione, ma anche al rapporto che questo comporta, con lo stile di vita e il rapporto intimo con l’ambiente metropolitano.