E se si bloccassero i lavori per Milano-Cortina 2026?

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News Milano – Luca Zaia, presidente della regione Veneto, nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme: le Olimpiadi Invernali Milano Cortina 2026 sono a rischio. Secondo il governatore la causa sarebbe riscontrabile nel levitare dei prezzi che ormai sta influendo su tutti i settori italiani, compresi ovviamente quelli produttivi. “Abbiamo ormai la certezza che avremo un 25-30% in più sui cantieri. Faccio appello al Governo per la revisione degli stanziamenti perché come è cambiata la bolletta a casa nostra cambia anche il costo per una impresa come la nostra. Speriamo si torni presto alla normalità”. Quindi il prezzo preventivato in fase di progettazione sarebbe aumentato di oltre il 25% e senza una revisione dei prezzi lo stesso svolgersi delle Olimpiadi sarebbe a rischio.

Milano-Cortina 2026: a rischio le grandi opere

Il problema non sorgerebbe solo dalla costruzione degli impianti necessari direttamente allo svolgimento dei Giochi Olimpici, ad esempio la pista da Bob stimata in 60 milioni di euro, ma sarebbe da attribuire anche a tutti quei lavori collaterali ma fondamentali per la logistica. In primis le grandi opere. Tra queste, Zaia porta come esempio la bretella ferroviaria che collegherà l’aeroporto di Venezia “Marco Polo” alla rete già esistente Venezia-Trieste. Questo nuovo tratto sarà lungo circa 8 chilometri, di cui 3,5 km in galleria, e risponderà sia al gran numero di visitatori che l’evento richiamerà, sia alla domanda strutturale che l’Unione Europea ha richiesto per l’incremento del trasporto su ferro.

Oltre alla tratta verrà costruita anche una stazione a due binari, che servirà sia per i treni regionali che per quelli a lunga percorrenza. Il costo totale preventivato è di 475 milioni, ma il presidente Zaia avverte che “già sappiamo che si va da un 20 fino al 30% in più: sono almeno 100 milioni in più”. Invece tra le opere stradali più importanti spiccano la Variante di Longarone e quella di Cortina. Ognuna di queste tratte ha un costo preventivato di 300 milioni ciascuna, ma se l’inflazione dovesse rimanere come adesso, o addirittura aumentare, il prezzo leviterebbe considerevolmente, rischiando così di generare ritardi che metterebbero in pericolo la conclusione dei lavori entro il 2026.

Oltre alle grandi opere anche quelle minori sono a maggior ragione a rischio, perché il profitto si assottiglia ulteriormente e spesso si annulla. Su questo Zaia ha affermato: “Già ora in molti piccoli comuni le gare per la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche vanno deserte. Senza una revisione dei prezzi congrua e in tempi rapidi il rischio è che anche le opere olimpiche vedano uno stop”.

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Il fattore Covid suill’avanzamento dei lavori

Oltre all’inflazione dovuta all’aumento delle materie prime, anche la pandemia di covid sta avendo il suo peso sui ritardi delle opere pubbliche necessarie per lo svolgersi dei Giochi Olimpici Invernali. Era il 24 giugno 2019 quando la candidatura congiunta di Milano e di Cortina ebbe esito affermativo e l’Italia visse un momento collettivo di giubilo. Tuttavia nessuno in quella data avrebbe potuto prevedere lo tzunami pandemico che avrebbe colpito l’intero pianeta l’anno successivo.

Tutti i progetti presentati ovviamente non prevedevano le restrizioni sanitarie, che ormai sono diventate la “normalità”. Un esempio è la Casa Italia Olympic House, che gli organizzatori prevedevano di utilizzare come centro di promozione per Milano-Cortina 2026 durante le Olimpiadi di Pechino 2022, ma le varie restrizioni hanno ridotto l’accesso a Casa Italia solo a pochi visitatori. Quindi si è dovuto riprendere in esame tutti i progetti già approvati e riadattarli alla luce della pandemia; tutto ciò ha comportato evidentemente ritardi sia di progettazione che di realizzazione, e addirittura in alcuni casi l’annullamento di alcune opere difficilmente adattabili alle restrizioni.

L’obiettivo degli organizzatori è di realizzare un grande evento sportivo presumibilmente in tempo di post pandemia, quindi confidando per l’occasione in un ritorno, almeno parziale, alla vita sociale che si conduceva prima del 2020; quindi con la partecipazione di migliaia di tifosi, personale ed atleti in piena sicurezza e con il minor numero possibile di restrizioni. Un esempio di questa volontà è la progettazione e la costruzione del maxi impianto multifunzionale, il PalaItalia, un complesso da 16mila posti che dovrebbe sorgere nella periferia sud-est di Milano.

Francesco Romussi, dirigente della Fondazione Milano Cortina 2026, ha affermato di voler affrontare i tempi dettati dal covid con una strategia di”ritorno alle origini” delle Olimpiadi, ossia ponendo l’accendo sull’evento prettamente sportivo e con una dimensione leggermente ridotta e meno costosa sul piano economico, cosa che il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha più volte auspicato.

I dubbi di Malagò

Già a marzo il presidente del Coni, Giovanni Malagò, aveva lanciato l’allarme sul rischio di arrivare in ritardo con il completamento dei lavori necessari, affermando che “sta procedendo tutto, ma siamo in ritardo, dobbiamo recuperare il ritardo. Il Covid non ha aiutato”. Pochi giorni fa è tornato sull’argomento rispondendo ad alcuni giornalisti sullo stallo di alcune strutture sportive non ancora pronte. “E’ stato forse mal riportato e malinteso quanto ho detto. Gli impianti per i “test event” non devono essere già pronti, bensì per il 2025, un anno prima dell’inizio dei Giochi”; quindi tempo c’è ancora per completare almeno gli impianti fondamentali per la disputa delle varie discipline sportive invernali, ma tre anni non sono poi così lunghi.

Infatti il il presidente Malagò prosegue affermando che “quando ci hanno assegnato i giochi abbiamo presentato un dossier più unico che raro, il 90% degli impianti era già realizzato. È un dato di fatto che alcuni impianti esistenti devono essere rifatti e sistemati. C’è preoccupazione, ma ho grande fiducia in Luigi Sant’Andrea (il commissario straordinario dei lavori dei Giochi Olimpici 2026, ndr), che sta cercando di recuperare il tempo perduto, anche a causa del Covid. Oggi bisogna corre sul tempo”.