Lo abbiamo sentito, ci abbiamo riso ed è diventato lo slogan tormentone, per indicare la metropoli che, tra le dieci a livello mondiale, beneficiano di un’ottima considerazione dal punto di vista ambientale. Si era negli anni ottanta e Milano vantava ottime accortezze comunali, un’invidiabile potenziamento finanziario, un’attrattiva internazionale dovuta alla grazia e all’eleganza innate e alle sue invitanti e molteplici offerte legate tanto allo svago quanto al lavoro.
Un punto a favore, nelle strade adiacenti “alla Madonnina”, rimaneva la grande considerazione dell’ambiente: con elogiabile oculatezza si affrontavano le problematiche inerenti, in maniera responsabile e consapevole.
Sotto la lente attenta di Legambiente, proprio in questi giorni, si è valutata una sorta di metaforica pagella sulla mobilità. Parafrasando la pubblicità: il comune è ancora potabile, in termini ambientali?
La scheda di valutazione salva i milanesi con un diplomatico sei: la sufficienza del giudizio apprezza molti accorgimenti sui tratti percorribili in bicicletta e l’importante impegno nell’aver affrontato un vitale processo di demotorizzazione e tratti con mezzi pubblici percorribili in spostamento elettrico.
La sufficienza non ci fa distogliere l’attenzione su altre problematiche, sempre inerenti al territorio, impossibili da trascurare e sulle quali il comune dovrà adoperarsi, realizzando diverse soluzioni.
L’amministrazione cittadina si è scontrata con le critiche mosse specialmente contro l’inquinamento e l’ancora elevato numero d’incidenti. Nel 2020 si contano, infatti, 10.734 feriti e 34 morti: dati che, nuovamente valutati da Legambiente, vanno a influire pesantemente sull’idea di una mobilità consona e sicura in ambito cittadino.
L’Italia ha un appuntamento con la Commissione europea a cui non dovrà presentarsi a mani vuote ma portando con sé e presentando un programma d’investimenti solido, per aderire al piano nazionale di ripresa e resilienza. Anche Milano dovrà essere adeguatamente preparata nell’utilizzare mezzi validi e importanti per attaccare la crisi pandemica che ci ha travolti. La prima esigenza sarà quella di far diminuire la velocità dei veicoli funzionanti a motore, usando un occhio di riguardo per le numerose zone adiacenti a istituti scolastici.
A fronte di una città che possiede 143 scuole elementari e 90 medie inferiori, solo 27 istituti si possono considerare “car-free”, con contenimenti inutilmente provvisori e non duraturi come invece sarebbe fondamentale: tutto è documentato dal resoconto annuo esposto e presentato da Ecosistema Scuola di Legambiente.
La corporazione ambientalista ha ben chiari i punti critici sui quali si dovrebbe intervenire.
Scolasticamente parlando, Milano, deve riconsiderare le frequenze ai vari istituti scolastici valutandone la pertinenza territoriale; solo in questo modo si otterrebbero significativi risultati riducendo così le percorrenze, il traffico, relativi rischi d’incidenti e favorendo l’integrazione sociale e culturale.
La relazione amministrativa mostra l’assenza di deliberazioni anche solo ipotizzate, quando sarebbe necessario avere ben chiaro un disegno d’intervento limpido per limitare o eliminare il transito, l’arresto o la sosta dei mezzi privati.
L’intervento di Federico Del Prete (responsabile Mobilità di Legambiente Lombardia) è chiaro quanto opportuno: “pur non essendo un contesto di contagio significativo, i provvedimenti sanitari di contrasto alla pandemia penalizzano la capacità del trasporto collettivo di rispondere alla domanda di mobilità di famiglie, alunni e studenti“.
Il rischio che si vuole superare è quello di escludere un uso sconsiderato delle automobili: non si deve permettere il ricorso massivo all’automobile. Le città lombarde devono adeguarsi alla necessità di trasferibilità ciclabile quanto pedonale, quindi, nel rispetto degli studenti, delle loro famiglie e dei lavoratori; l’area pubblica potrà essere obiettivamente spartita ugualmente con le auto, ma rispondendo a un’essenziale necessità: maggiore sicurezza, diminuendo la velocità con la quale le automobili transitano. L’indipendenza data dai mezzi pubblici, vedrebbe ragazzi più attivi e responsabili, divenendo anche la soluzione alla sedentarietà che dilaga anche tra i soggetti più giovani.
Milano rimandata a settembre?
L’emblematica scheda di valutazione è stata consegnata come un simbolico ammonimento, legato alla campagna statale CleanCities: il progetto è da considerarsi sviluppato su 14 capoluoghi italiani, scelti in territori settentrionali e meridionali della penisola, per incoraggiare una moderna trasferibilità cittadina.
Quali, i vantaggi? più sicurezza e meno inquinamento, adottando soluzioni nuove o rafforzando quelle messe in atto provvisoriamente, per affrontare l’emergenza data dalla pandemia. Per quanto riguarda Milano, Secondo Legambiente, si sta facendo parecchio per affrontare le problematiche legate all’ambiente, ma si rilevano livelli di concentrazione ancora troppo importanti di Pm10, così come un numero estremamente elevato di incidenti, determinati dalla velocità che non viene tenuta in considerazione nei limiti disposti dalla legge.
Legambiente spiega quanto i trasporti condizionino la purezza dell’aria: pur, con la sua media annuale di 34 μg/mc di Pm10, Milano resta sottostante i valori margine che la normativa italiana ed europea hanno valutato non superabili, ma è ugualmente in vetta alla classifica della nazione, oltrepassando abbondantemente le delimitazioni fissate dall’Oms.
Andrea Poggio, referente nazionale Legambiente per la Mobilità Sostenibile, spera in una Milano che si adegui e tragga benefici dalle decisioni annunciate dal piano nazionale. Favorita e spronata dall’impegno già assunto, la città dovrà investire maggiormente per far fronte all’inquinamento. Solo così, la sua pagella, potrà migliorare e, Milano, verrà considerata “uno studente da dieci e lode“.