A Milano i redditi più alti d’Italia

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News Milano – È ancora una volta Milano il capoluogo più ricco d’Italia: lo certifica la mappa dei redditi redatta dall’Agenzia delle Entrate a metà aprile 2022 e basata sulle dichiarazioni dei redditi 2021.

Al netto della difficile situazione generale, il capoluogo lombardo conserva la sua “piramide anomala” rispetto all’andamento complessivo dei redditi italiani: oltre il 13 per cento dei contribuenti milanesi (parliamo di 131.928 persone) continua infatti a dichiarare un imponibile annuo superiore ai 55 mila euro. Questa importante fetta di popolazione detiene circa la metà della ricchezza totale della città, che ammonta a circa 34 miliardi di euro.

Un dato notevole se rapportato alla media nazionale, nella quale a collocarsi nella fascia di reddito più alta è soltanto il 5 per cento dei contribuenti.

Rappresentata graficamente, la situazione italiana è la più classica delle piramidi, con una vetta aguzza che digrada costantemente verso una base davvero ampia.

In alto, un manipolo di grandi benestanti dove si concentra una buona metà della ricchezza complessiva; alla base, una massa oceanica di persone che faticano ad arrivare a fine mese.

E si badi che i numeri del Ministero dell’Economia e delle Finanze non tengono conto di realtà tristemente diffuse nel nostro Paese come il nero e il sommerso.

Al contrario, Milano non è rappresentabile in forma di piramide: una circostanza che ne fa una realtà a sé, in – relativa – controtendenza rispetto a un mondo dove l’espansione del divario tra ricchi e poveri sembra non avere limiti.

Benessere diffuso a Milano

E non è solo la vetta della classifica a fare di Milano un caso particolare: a differenziarla dal resto del Paese spicca l’ampiezza della fascia di reddito successiva, quella del ceto medio.

I cittadini che dichiarano tra i 26 mila e i 55 mila euro sono infatti il 27,6 per cento del totale, contro il 22 per cento della media nazionale. Non è tanto questo gap a colpire, quanto il fatto che è proprio la fascia media a determinare la difformità della piramide sociale milanese, che una piramide, come già osservato, non è: a differenza dell’andamento lineare dei redditi italiani, infatti, a Milano la seconda fascia è più ampia della terza. Il ceto medio-alto, insomma, è più consistente di quello medio-basso: circostanza non banale.

Il dato risulta ancora più evidente accorpando le fasce alte: se consideriamo coloro che dichiarano più di 26 mila euro annui, il dato milanese dei “benestanti” supera il 40 per cento del totale. La situazione nazionale vede invece piazzarsi in questa categoria un risicato 27 per cento.

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Centro e periferie: il redditometro

Quanto detto non implica che il capoluogo lombardo abbia attraversato indenne la crisi degli ultimi anni: senza che ciò costituisca necessariamente una contraddizione, tra le grandi città d’Italia è proprio Milano ad aver perso complessivamente più reddito tra il 2019 e il 2021.

E non sorprende che anch’essa sia andata soggetta al meccanismo dell’allargamento del gap tra i ceti più alti e quelli più bassi, così diffuso e quasi automatico in tempi di crisi.

Benché infatti la base della piramide milanese resti di gran lunga inferiore al dato nazionale (35,5 per cento di redditi inferiori ai 15 mila euro, contro il 44 per cento italiano), l’analisi delle cifre rivela una crescente sofferenza delle periferie, geografiche e sociali, dove l’impatto della pandemia è stato notevolmente più pesante che altrove. Un fatto questo non imprevedibile in una realtà già abituata a rilevanti differenze di reddito tra centro e periferia, alle prese con una crisi che ha colpito su scala planetaria le fasce di popolazione meno garantite.

Milano, motore dell’economia nazionale, nonostante tutto

Risulta consolidata ed evidente la funzione trainante di Milano rispetto al benessere del Paese: parliamo di una realtà che sfiora il milione di contribuenti, quasi 35 mila dei quali dichiarano un reddito superiore ai 120 mila euro.

Una percentuale di “superbenestanti” che – in linea col dato nazionale, stavolta – non si è lasciata scalfire dalla pandemia di Covid19, capace di danneggiare pesantemente la fascia delle piccole imprese che tra decessi, lockdown e zone rosse sono state spesso costrette a chiudere i battenti.

La città di Milano ha letteralmente visto svanire più di 30 mila contribuenti (persone letteralmente scomparse per l’Agenzia delle Entrate), ma senza che questo intaccasse la sua posizione che, grazie a un reddito pro capite medio di 31.778 euro, resta stabilmente in vetta alla classifica del Paese.