Notizie Milano – Si è ormai spostata tra le piste ciclabili di Milano la battaglia ideologica in corso per le elezioni comunali previste per il prossimo 15 settembre.
È piuttosto chiara l’intenzione dei leader della Lega e Fratelli d’Italia di rimuovere il prima possibile le piste ciclabili recentemente costruite, ultima traccia e perno della politica che Forza Italia ha attuato nella città meneghina. Nel mirino ci sarebbero soprattutto le due piste ciclabili presenti in Corso Buenos Aires, realizzate in modo repentino e improvviso a seguito del primo lockdown, che percorrono proprio una delle strade principali che conduce al centro di Milano, la quale costituisce sia un vero e proprio punto di riferimento per lo shopping cittadino, vista l’ingente quantità di negozi, che la sede del flusso incessante e quotidiano di più di 9 mila ciclisti.
Controversie e incompatibilità: tra anacronismo e inquinamento
Seppur tale decisione possa attirare dei consensi da parte dei più incalliti automobilisti milanesi, non appare comunque una scelta attuabile e percorribile, soprattutto perché anacronistica rispetto al contesto locale e internazionale attuale e contraria all’indole stessa della città ambrosiana, che da sempre ha incoraggiato la circolazione sulle due ruote non motorizzate.
Anche nel panorama europeo, molte sono le città che stanno cercando di rendere quanto più possibile la circolazione ecologica e, in generale, la vita dei cittadini. Le politiche di metropoli come Parigi e Berlino stanno promuovendo sempre più iniziative per la creazione di realtà urbane completamente car-free, così da ridurre i consumi di combustibili fossili e il conseguente inquinamento, vera piaga di questo millennio.
Milano e la bicicletta: una storia lunga due secoli
Per di più, basterebbe buttare un occhio sulla storia di Milano per comprendere quanto questo provvedimento contro le ciclabili sia da evitare: è nella città meneghina, infatti, che è stata aperta, nel 1885, la Fabbrica Italiana Velocipedi Edoardo Bianchi, ovvero l’azienda produttrice di biciclette più vecchia al mondo ancora in attività. Inoltre, la nota Gazzetta dello Sport è nata proprio come giornale per ciclisti e lo è tuttora per il Giro d’Italia, senza contare che sempre a Milano, nel 1984, nasce anche il Touring Club Italiano, l’ONLUS che promuove il turismo nel Bel Paese, cui elemento fondante del logo è proprio la ruota di una bicicletta. Insomma, la volontà di cancellare le piste ciclabili va contro parte della cultura, la storia e l’essenza stessa dell’Italia, non solo di Milano.
FIAB e ComuniCiclabili: Milano tra i 151 comuni italiani più bike-friendly
Un altro elemento che si contrappone a questa lotta è il recente riconoscimento che è stato consegnato a Milano dalla FIAB, ovvero la Federazione Italiana Ambiente e Bicilcetta, la quale, a seguito della quarta edizione appena conclusasi di ComuniCiclabili, ha deciso di inserire proprio la città della Madonnina tra le 151 città, piccoli borghi e paesini, che si sono distinti per le loro politiche bike-friendly. Tali luoghi costituiscono il 18% della popolazione italiana, che si traduce in 11 milioni di abitanti a cui viene data la possibilità di optare per una mobilità più ecologica anche nei centri urbani più trafficati. Per vincere una delle 59 bandiere gialle consegnate dalla FIAB, i comuni si sono prodigati ad incentivare maggiormente il passaggio ad un tipo di mobilità più sostenibile per l’ambiente, attraverso costruzioni di piste ciclabili urbane e infrastrutture dedicate, accompagnate da specifiche azioni di governance, come regolazioni del traffico di automobili e altri provvedimenti inerenti alla mobilità cittadina, pubblicizzati da opportune campagne di comunicazione e promozione. Un bonus ulteriore per la valutazione positiva è la presenza di cicloturismo, che non costituisce tuttavia un requisito indispensabile per l’ottenimento della bandiera gialla.
Nel caso specifico di Milano, la FIAB ha sottolineato i seguenti aspetti positivi come quelli decisivi che hanno portato all’inserimento della città nella lista, insieme ad altre 9 località:
- la diffusione dei servizi di bike sharing, ormai sparsi in tutta la città e anche nelle zone periferiche;
- i provvedimenti intrapresi per regolare e moderare l’affluenza delle automobili e la loro velocità di corsa;
- la conseguente riduzione del tasso di motorizzazione;
- l’impiego di nuovi attrezzi adibiti alla ciclabilità leggera introdotti recentemente nel Codice della Strada.